Giochi Paralimpici Parigi 2024 – Lory Trigilia: “La squadra è una famiglia, mio figlio mio primo tifoso”. Andreea Mogos: “Dopo una gara ho capito cosa sarebbe stata per me la scherma”

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Mamma Lory è la veterana, alla sua settima Paralimpiade. Andreea una certezza, da anni un punto fermo della scherma azzurra in carrozzina. Trigilia & Mogos, una coppia ormai consolidatissima, a Parigi 2024 andranno a caccia ciascuna della terza medaglia ai Giochi Paralimpici, dopo le due conquistate insieme, con Bebe Vio, nel fioretto femminile a squadre prima a Rio 2016 (bronzo) e poi a Tokyo 2020 (argento). Entrambe parteciperanno alle prove individuali di fioretto e sciabola categoria A e alle competizioni a squadre delle fiorettiste e delle spadiste (nel team con Rossana Pasquino).

La “capitana” Loredana Trigilia, siciliana d’origine e romana d’adozione, portacolori del Gruppo Sportivo Paralimpico della Difesa, ha raccontato i momenti più emozionanti della sua lunga carriera ai canali ufficiali del CIP: “Il momento più emozionante della mia carriera sportiva è la medaglia di bronzo a squadre a Rio 2016. Una giornata paragonabile alla nascita di mio figlio. Chi non fa sport non può capire. Noi siamo una famiglia e vincere con quella squadra è stato bellissimo”. Lory ha saputo essere, come tante colleghe del settore olimpico, madre e sportiva di alto livello: “Ho dovuto dedicare tanto tempo allo sport. Ho continuato nonostante tutto e mio figlio ora è il tifoso numero 1. Lui è il primo che vuole che io porti avanti questa mia grande passione, è la mia fonte d’ispirazione, lo seguo a mia volta nello sport e sono felicissima di andare alla sua partita il sabato”.

Sarà la terza avventura Paralimpica per Andreea Ionela Mogos. Nata a Vaslui, in Romania, ma in Italia da tantissimi anni, la torinese delle Fiamme Oro classe ’88 ha parlato dei suoi inizi ai canali ufficiali del Comitato Italiano Paralimpico: “Ho cominciato a praticare questo sport come terapia e pensavo fosse solo una tappa di passaggio. Vedendo però qualche gara e le emozioni degli altri atleti ho capito che la scherma sarebbe stata la mia vita, e ora è anche il mio lavoro. Ho accettato il mio corpo dopo l’incidente e do sempre il massimo in pedana”. Infine, i ricordi della prima gara: “Tutti mi guardavano e mi sentivo in imbarazzo perchè ero ‘nuova’. Per fortuna è andata anche bene. Non ho riti scaramantici, porterò a Parigi solo il pensiero della mia famiglia e di chi mi vuole bene”.